Ex asso dell’aviazione, spia internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...

#2 – Quattro bionde e un Cavaliere Nero

di Fabio Furlanetto

 

Queens, New York City

Carol Danvers non dorme molto ultimamente. Cosa che sarebbe abbastanza prevedibile per una donna che potrebbe partorire da un giorno all’altro, se non fosse per tre dettagli importanti. Primo, nonostante le apparenze in realtà è incinta da solo quattro mesi. Secondo, il feto è completamente invisibile al qualsiasi strumentazione. Terzo, ci sono tre ospiti indesiderati, e tutti e tre sono Carol Danvers. Pensa a loro come Miss Marvel, Warbird e Binary, ma sono semplicemente etichette: sono lei, provenienti dal passato per motivi ancora sconosciuti a tutte.

-Non avresti dovuto. Avrei potuto preparare io la colazione – le dice Binary, che l’ha appena raggiunta in cucina. La sua testa non è in fiamme come al solito, quindi Carol può vederla in faccia e senza nessuna maschera. In qualità di super-eroina di lunga data le è già successo, certo, ma è sempre una sensazione stranissima.

-Non è un problema, mi sono quasi abituata a dovermi alzare ogni dieci minuti per andare al bagno.

-Sono... brava a cucinare? Se devo essere onesta, non me lo ricordo.

-Diciamo che Ch’od apprezza la mia cucina più di Dane – risponde Carol sorridendo.

-Oh, non è un buon segno – risponde Binary, ricordando che i gusti del suo compagno d’arme nei Predoni Stellari non sono esattamente un buon metro di paragone.

-Hai recuperato i tuoi ricordi, quindi? Prima di... – prosegue Binary, preferendo non terminare la frase. Carol sa benissimo perché.

-Prima che li assorbisse Rogue? Più o meno. Alcune cose sono ancora...

-Come se stessi guardando un film? Solo immagini, senza alcun attaccamento emotivo personale?

-Esatto. Mi spiace non poterti dare notizie migliore in materia.

-Oh non preoccuparti. Il fatto che ritornerò ad essere un’eroina e metterò su una famiglia è già abbastanza per farmi sapere che mi aspetta un futuro migliore.

-Che c’è da mangiare? – chiede un’altra Carol Danvers, concludendo la domanda con un rutto e sedendosi a tavola a fianco di Binary. E’ di pochi anni più vecchia di lei, ma i capelli in totale disordine e le borse sotto gli occhi li fanno sembrare di più.

-Certo, il fatto che lei sia nel mio futuro non mi rende molto ansiosa di viverlo.

-Binary, cerca di essere civile, è un brutto periodo per lei. Warbird, questo è per te – interviene Carol, servendo al proprio io più giovane una tazza di caffè bollente.

-Cos’è questa roba? Lo sai che fai un pessimo caffè.

-E tu lo sai che ieri notte eri sbronza. Mi sono ubriacata più volte di te, quindi zitta e bevi.

-Ah. Questo spiega perché ti sei sposata il Cavaliere Nero.

Carol è pronta a redarguire Warbird, quando nota che Binary sta facendo di tutto per non ridere.

-Non è divertente – la redarguisce Carol.

-Un po’ lo è. Voglio dire, immagino potessi scegliere di peggio, ma il Cavaliere Nero?

-Cos’ha Dane che non va!?

-Niente, niente, è solo che... ecco, non mi ci vedo sposata ad uno come lui – ammette Warbird.

-Come se fosse indispensabile sposare un uomo per realizzarsi – interviene la quarta ed ultima Carol, la più giovane di tutte: Miss Marvel. Considerato che proviene da un periodo in cui era una personalità distinta da quella di Carol, non c’è da meravigliarsi che le altri non si trovino a proprio agio in sua compagnia.

-Guarda che puoi anche toglierti la maschera, sappiamo tutte chi sei – le ricorda la Carol incinta.

-Mi domando se lo sappiate davvero. E’ davvero questo che volevi diventare? La brava mogliettina che prepara la colazione per il marito?

-Per tua informazione, Miss, Dane è stato sveglio tutta la notte a cercare di capire come riportarvi nel passato, quindi gradirei che tu fossi un po’ meno aggressiva con lui oggi.

-La Bestia non è stato in grado di aiutarci; so che Mister Fantastic non ha risposto alle telefonate, ma forse dovremmo andare al Baxter Building ad aspettarlo – dice Binary.

-Four Freedoms Plaza – la corregge Carol.

-Tipico, pensare immediatamente di chiedere aiuto a... – commenta Miss Marvel.

-Se dici “a un uomo” giuro che ti faccio un altro occhio nero – la zittisce Warbird.

-Carol? – chiama Dane Whitman, e naturalmente le quattro bionde rispondono all’unisono:

-Sì?

-Credo di aver scoperto cosa ha causato i viaggi nel tempo – rivela Dane.

 

Un’installazione segreta in Arizona

Ufficialmente questo luogo non esiste, ma Abigail Brand è abituata alla cosa: lo stesso era vero per la sua abitazione precedente. O per tutte quelle in cui ha vissuto per la maggior parte della sua vita.

Questa è solo una sistemazione temporanea, una base da dove può gestire lo SWORD in attesa della costruzione di una nuova stazione spaziale per sostituire il quartier generale distrutto. [i]

Lo spazio le manca, ma il lavoro l’aspetta e non si può essere schizzinosi quando si protegge il pianeta. Indossa gli occhiali da sole prima di accendere la luce; la sua metà aliena preferisce il buio, uno dei due segni più evidenti del suo retaggio assieme ai capelli verdi.

Quando apre la porta per uscire dalle sue stanze, è sorpresa dal trovarsi davanti uno degli agenti super-umani dello SWORD: la donna dal nome in codice Starlight.

-Belinsky? Potevi bussare, invece di aspettare qui fuori come uno zombie.

-Dobbiamo parlare. In privato – risponde la russa in costume rosso.

-Suppongo sia importante, non sei il tipo per scocciarmi per cose inutili. Entra.

-Farebbe meglio a chiamare anche il mezzo Kree – prosegue Starlight, accettando l’invito della Direttrice Brand. Se si trattasse di qualcun altro, la Direttrice Brand troverebbe qualcosa di strano... ma Starlight è sempre molto riservata, e non le ha dato modo di conoscerla a fondo.

-Vell, sono Brand. Muovi quelle chiappe spaziali e raggiungi le mie stanze il prima possibile – ordina Abigail tramite il comunicatore che ha sempre con sé, con il suo solito stile.

-Spero ne valga la pena, Belinsky. Mettiti comoda, Vell non ci metterà molto.

-No. Ma crediamo che ci metterà abbastanza – risponde Starlight, afferrando la Direttrice per un braccio e scagliandola con forza contro il muro.

Se Abigail fosse pienamente umana, sarebbe svenuta per l’impatto. Invece non solo è ancora cosciente, ma quando le sue mani toccano il braccio di Starlight il terzo segnale del suo retaggio alieno le permette di renderle incandescenti.

Ma nemmeno Starlight è umana, non più almeno, e può colpire la Direttrice con un pugno in faccia.

Abigail cade a terra, con gli occhiali da sole spaccati e lasciando una profonda crepa nel muro.

Starlight resta imperterrita ed immobile, fissando la porta senza muovere un muscolo.

 

Manhattan, ex appartamento di Dane Whitman e Carol Danvers

Un uomo in armatura siede in silenzio, meditando. Le tracce mistiche della Lama d’Ebano permeano questa abitazione, ma per qualche ragione non riesce a seguirle.

Il silenzio viene interrotto dal suono del campanello. L’uomo in armatura scatta in piedi e sguaina una spada d’ombra, pronto ad una battaglia che non arriva.

-Aprire – ordina con una voce che potrebbe provenire dall’oltretomba per quanto è profonda.

Non accade nulla. Qualcuno inizia a bussare.

-Aprire la porta – chiarisce l’uomo, ancora senza risultati. Scuote la testa e si avvicina alla porta, studiando il pomello come se fosse un oggetto incomprensibile.

-Sono nel passato più del previsto. Questo dev’essere il medioevo.

-Signor Maneely, lo so che è in casa – dice una voce femminile fuori dalla porta.

L’uomo in armatura si è ormai stufato di una porta che non sa nemmeno aprirsi da sola ed opta per una soluzione diretta. La sua spada taglia la porta come se non ci fosse nemmeno, effettuando tre tagli in rapida successione che creano una fessura triangolare.

Dall’altra parte, una donna di mezz’età urla terrorizzata. L’uomo in armatura si avvicina minacciosamente, mettendola con le spalle al muro e chiedendo:

-Dov’è il Cavaliere Nero?

-Non farmi del male ti prego!

-Dov’è il Cavaliere Nero!? – ripete l’uomo, che per dimostrare la propria serietà conficca la spada nel muro a pochi centimetri dalla faccia della donna.

-Non lo so, davvero, non lo so!

-C’era un uomo in questa dimora. Un uomo con una spada. Dove si trova adesso?

-Il... il signor Whitman? Non abita più qui! Si è trasferito, non lo so dove!

-Whitman. Hmm. Questo è il ventunesimo o il ventiduesimo secolo?

-Il ventesimo! La prego non mi faccia del male!

-Devo trovare Whitman – proclama solennemente l’uomo in armatura, disinteressandosi completamente alla donna terrorizzata ed incamminandosi verso l’uscita con i passi decisi di chi non ha altro scopo nella vita che uccidere il proprio bersaglio.

 

Un’installazione segreta in Arizona

Genis-Vell non può certo dire di conoscere Abigail Brand molto bene, ma di una cosa è certo: non avrebbe usato quel tono se non fosse stata una faccenda seria.

-Qual è l’emergenza questa volta, Direttrice? – chiede Genis aprendo la porta.

E per un attimo è come se il tempo si fermasse, mentre il suo cervello elabora quanto gli ha trasmesso la Coscienza Cosmica.

Essere tutt’uno con l’Universo è un potere a cui non ci si abitua mai. In quel singolo istante, trasmette a Genis una perfetta comprensione della sua situazione: il corpo della Direttrice Brand a terra e privo di sensi, le radiazioni emesse da Starlight che permeano l’aria, il colpo di energia che sta per colpirlo. Tutto assolutamente chiaro, e tutto assolutamente inutile: Genis potrà anche conoscere in anticipo quello che sta per succedergli, ma avendo perso ogni altro potere non ha mezzi per proteggersi. A dimostrazione che la Coscienza Cosmica, così come l’Universo, ha un crudele senso dell’umorismo.

Il colpo non è letale per un ibrido Kree-Eterno come lui, ma lo sarebbe per un essere umano. Se non fosse così impegnato ad insistere con i suoi recettori del dolore a prendersi una vacanza, Genis forse potrebbe chiedere alla Coscienza Cosmica se Starlight ne era al corrente.

La donna non dice nulla. Si limita ad uscire roboticamente dalla stanza, incurante di ciò che si lascia alle spalle. Se Genis non fosse impegnato ad imprecare mentalmente, ringrazierebbe l’Universo per il colossale errore commesso da Starlight... o da ciò che la controlla.

 

Queens, New York City

Dane Whitman solleva la coperta utilizzata per coprire un macchinario incredibilmente complesso, una meraviglia tecnologica a cui ha lavorato per mesi.

-Ecco il colpevole.

-Il tuo giocattolo!? – si meraviglia la Carol del presente.

-E’ un generatore di tachioni – la corregge Dane.

-Lo sarebbe se funzionasse – commenta Miss Marvel.

-Come fai a sapere se non va? Non vieni dal passato? – domanda Warbird.

-Non serve un genio per vedere che senza un diffusore quantistico non si possono creare tachioni.

Tutti fissano Miss Marvel come se fosse appena scesa da un altro pianeta.

-Che c’è?

-E’ la prima cosa sensata che ti ho sentito dire da quando sei arrivata – nota Dane.

-Lo è? Non ho idea di cosa state parlando – dice Binary.

-Neanch’io. Ma nella sua epoca ero Miss Marvel da poco: avevo ancora diverse conoscenze tecnologiche trasmesse dallo Psico-Magnitrone, che con il tempo ho perso – ricorda Carol.

-Davvero? E secondo te cosa sarebbe successo se il generatore fosse stato ripetutamente esposto a radiazioni ioniche? – chiede Dane, avvicinandosi a Miss Marvel.

-Avrebbero potuto supplire alla mancanza di un diffusore... – riflette ad alta voce la donna.

-...emettendo tachioni fino a raggiungere una concentrazione critica... – prosegue Dane.

-...e decadere in particelle temporali! – conclude Miss Marvel, con il primo sorriso che Carol ha visto sul suo volto dal suo arrivo.

-Wow. La femminista pazza ed il futuro marito hanno qualcosa in comune dopotutto – commenta Warbird, che al momento rimpiange il fatto di non essere più sbronza.

-In altre parole, per chi non parla come uno scienziato pazzo? – chiede Carol.

-E’ stato il motore alieno che hai afferrato prima che distruggesse il ponte. Ha sovraccaricato il tuo corpo di radiazioni ioniche, che hai trasmesso al generatore, che... – inizia a spiegare Dane, ma Carol lo ferma immediatamente.

-Non mi interessa come, voglio sapere come rimandare le altre me a casa!

Dane e Miss Marvel si fissano, alzano le spalle, e rispondono all’unisono:

-Dobbiamo lavorarci sopra.

-Almeno abbiamo una pista. Finalmente qualcosa inizia ad andare per il verso giusto!

Subito dopo, un beep insistente proveniente dalla borsetta attira la sua attenzione. Carol riconosce subito il suono come quello impostato sulla Communicard dei Vendicatori, e sospira.

-Imparerò mai a stare zitta?

 

Manhattan

Persino in una città come questa, non capita tutti i giorni di vedere un uomo in armatura farsi strada tra i passanti, specialmente se porta con sé una spada.

Oltre a creare attorno a sé il vuoto e guadagnarsi un paio di dozzine di fotografie, attira l’attenzione di un poliziotto che si avvicina con solo un po’ meno timore dei passanti, tenendo la mano pronta ad estrarre la pistola. Questa è New York, in fondo: potrebbe avere di fronte a sé un attore, un pazzo o un super-criminale. O una combinazione delle tre.

-Mi scusi. Abbiamo ricevuto una chiamata da una donna assalita da un uomo in armatura nera in questo quartiere, ne sa qualcosa?

-La mia furia è destinata solo al Cavaliere Nero e ai suoi alleati. La dama non correva pericoli.

-Certo, certo. Qual è il suo nome?

-Sono l’Ultimo Cavaliere.

-Intendo il suo vero nome.

-Sono l’emissario degli spiriti di tutte le vittime della Lama d’Ebano.

-Ha con sé un documento?

-Sono l’Ultimo Cavaliere.

-Quindi “no”. Vorrei che mi seguisse in centrale, avrei alcune domande da farle.

-Non ho tempo per le domande. Sto cercando Whitman per uccidere il Cavaliere Nero.

-Signore, le chiedo di consegnarmi la sua spada e...

-Tu sei un uomo di legge – lo interrompe l’uomo in armatura, appoggiando una mano sulla sua spalla. Il primo istinto del poliziotto sarebbe di liberarsi, ma qualcosa ha rimpiazzato i suoi pensieri: un irrefrenabile desiderio di vendetta.

-Aiutami a mettere fine a un’ingiustizia. Il Cavaliere Nero deve morire.

-Il Cavaliere Nero deve morire. Da questa parte, sire – invita il poliziotto, allontanando la mano dalla fondina e scortando l’Ultimo Cavaliere verso la propria auto.

 

Queens

L’immagine trasmessa dalla communicard è troppo piccola perché siano visibili molti dettagli, ma è chiaro che Genis-Vell ed Abigail Brand hanno passato giorni migliori.

-Non riesco a credere che Starlight vi abbia attaccato...credevo si fosse liberata dal controllo della Presenza una volta per tutte [ii] – ricorda Carol.

-Questo non il suo modus operandi; abbiamo a che fare con qualcos’altro – spiega la Brand.

-Chiunque sia, non gliela faremo passare liscia. Volo subito da voi.

-Non farti strane idee, Danvers: ti ho chiamata solo per avvisarti, nel caso Starlight cerchi di mettere fuori combattimento anche te. Mettiti in testa che non sei in servizio attivo.

-Starlight è sotto il mio comando ed è una mia amica, Brand. Non esiste che non la aiuti.

-Supereroi... – sospira la Direttrice, scuotendo la testa ed alzando gli occhi al cielo.

-Forse posso essere d’aiuto: non conosco bene Starlight, ma ho notato qualcosa di strano nel comportamento di quella donna – interviene Genis.

-Strano come in “ha cercato di uccidere la Brand”? Tutti quelli che lavorano per lei sognano di poterlo fare – scherza Carol.

-No è questa la cosa strana. Sono sicuro che avesse intenzione di uccidere me, considerata la potenza del colpo, ma pur avendo l’opportunità di eliminare la Direttrice Brand non lo ha fatto.

-Non perché non ci abbia provato, ma sono tutt’altro che indifesa – spiega la donna, stringendo i pugni: le sue mani sono avvolte da intense fiamme per  alcuni secondi.

-Senza offesa, Brand, ma i poteri di Starlight sono di gran lunga superiori ai tuoi. Dubito seriamente che si farebbe impensierire da un po’ di fuoco. A meno che...

Carol esista qualche istante; invece di completare la frase, riflette per qualche istante prima di schioccare le dita.

-Credo di sapere cosa è successo a Starlight. Se solo riuscissimo a trovarla...

-A quello posso pensarci io. Datemi qualche minuto per riprendere le forze, e la Coscienza Cosmica mi dirà precisamente dove si trova – risponde Genis.

-Perfetto! Avvisami non appena l’hai fatto.

-Danvers, non ti ho appena detto che non sei in servizio attivo!?

-Sì, lo hai fatto – risponde Carol, disattivando la trasmissione.

Binary e Warbird hanno seguito la conversazione in silenzio, preferendo evitare di sapere troppo sul proprio lavoro futuro. Anche così, Binary non può fare a meno di chiedere:

-Sbaglio o l’uomo con cui stavi parlando indossava il costume di Mar-Vell?

-Sì, è suo figlio. E’ stato Capitan Marvel fino a pochi mesi fa, fino all’ultimo scontro con Thanos.

-Aspetta, Mar-Vell ha avuto un figlio? E Thanos è ancora vivo!? – si meraviglia Binary.

-Per rispondere alla prima domanda, sì. Per rispondere alla seconda... definisci “vivo”.

 

Un’installazione segreta negli Stati Uniti

Ufficialmente questo luogo non esiste. Non è l’unico nel suo genere: S.H.I.E.L.D e S.W.O.R.D. hanno molte installazioni la cui posizione non risulta da nessun documento ufficiale. Questa in particolare è uno dei fuori all’occhiello dello S.W.O.R.D, e protegge qualcosa di unico: una piccola prigione costruita interamente in adamantio primario.

Progettata per essere completamente indistruttibile, è costata una vera fortuna. Il prigioniero è unico quanto la sua cella: Thanos di Titano, il folle adoratore della Morte, cristallizzato in forma di statua apparentemente inerte. [iii]

La posizione della sua prigione è nota a pochissime persone, una lista molto breve che include Abigail Brand ed i suoi più fidati luogotenenti superumani.

Una di esse, Starlight, fissa il proprio riflesso sulla superficie perfettamente levigata dell’adamantio. Un altro è a terra privo di sensi: Hyperion può essere incredibilmente potente, ma assorbire l’energia solare che alimenta le sue cellule è stato visibilmente facile per Starlight.

-Thanos di Titano. L’Ordine Oscuro è molto deluso dal tuo operato – dice la donna, parlando per conto dell’essere che controlla la sua mente.

Avvicina una mano alla porta della cella, ma prima che possa aprirla un colpo di energia glielo impedisce. Quando si volta, tre donne che hanno la stessa faccia atterrano a poca distanza: Warbird, Binary e Capitan Marvel. E quest’ultima imbraccia un fucile dal design decenni più avanzato della migliore tecnologia sul mercato.

-Non lo farei se fossi in te. C’è un buon motivo se è sotto chiave – dice Warbird.

-So che questa non sei tu, Tania! Ti sei liberata dal controllo della Presenza, e puoi farlo anche questa volta – la incoraggia Capitan Marvel.

La risposta di Starlight è di lanciare un raggio di energia verso di lei, intercettato senza alcun problema da Binary. Ha emesso abbastanza radiazioni da distruggere completamente qualsiasi tessuto organico, ma questo non è un problema per Binary che le assorbe come una spugna.

-Non so da quanto ci conosciamo nel tuo tempo, Starlight, o quali saranno i miei poteri quando sarò Capitan Marvel. Ma oggi, posso controllare l’energia di un buco bianco... credi seriamente che un bagno di radiazioni possa farmi del male?

-Vi abbiamo chiaramente sottovalutato. Ma per quanto tu sia più potente di questo corpo ospite, non oserai un attacco frontale per paura di danneggiarlo – risponde Starlight.

-Precisamente il motivo per cui siamo venute preparate. Sai, all’inizio non capivo perché hai cercato di uccidere Genis ma ti sei tirata indietro quando la Brand ha cercato di bruciarti. Poi mi sono ricordata di dove avevo sentito parlare di una razza aliena capace di controllare un essere umano ma vulnerabile al fuoco...e al suono. Quando vuoi, Warbird – lancia il segnale Capitan Marvel.

-Era ora. Questo è per l’Uomo Ragno, brutta copia di Venom  – risponde il suo io passato, facendo fuoco con il fucile sonico.

Il suono è troppo acuto perché possa essere percepito da un essere umano, ed è naturalmente invisibile. Quindi quando Starlight non reagisce minimamente, Warbird controlla di aver veramente fatto fuoco.

-C’è qualcosa che non va, questo dovrebbe sistemare qualsiasi simbionte!

Starlight decide di non restare più ferma, e vola direttamente verso Binary. Le due donne restano bloccate all’interno di una bolla di energia che Binary sta disperatamente cercando di contenere, per evitare che uccida le sue controparti future. E’ talmente concentrata su questo compito da non avere il tempo di reagire quando Binary si avvicina abbastanza da baciarla.

Un’esplosione scaraventa Capitan Marvel e Warbird contro la prigione di adamantio. Quasi qualunque altro materiale di origine terrestre cederebbe sotto l’impatto, ma in questo caso sono le due schiene a subire tutto l’impatto.

Capitan Marvel si rialza con fatica, con la schiena anche più a pezzi di quanto sia stata normalmente negli ultimi mesi. Ma almeno riesce a stare in piedi, cosa che non può dire di Warbird: nonostante tutta la sua spavalderia, il suo io passato non è forte quanto lei.

Concentrata sulla salute del proprio alter ego, si è disinteressata della battaglia: sa che Binary è enormemente più potente dì lei (per quanto il pensiero continui ad essere estraniante, dato che Binary è lei), e non ha senso impensierirsi per chi si ritiene invincibile.

-Capitan Marvel – la chiama Binary. Quando Carol si volta, vede il proprio io passato avvolto da un’aura di pura energia... e al fianco di Starlight.

-Consegnaci Thanos o l’Ordine Oscuro ti distruggerà – minacciano all’unisono Binary e Starlight, parlando a nome dell’unica entità che le sta possedendo.

 

CONTINUA !

 

Nel prossimo numero: Carol contro Carol

 

 

 

 

 



[i] la Vetta, la stazione spaziale dello .S.W.O.R.D, è stata distrutta su Vendicatori MIT #100

 

[ii] su S.W.O.R.D. #3

 

[iii] come visto su Vendicatori MIT #100 e S.W.O.R.D. 11